La situazione di crisi economica ha allontanato gli italiani dal bisogno di andare dal dentista, perché considerano i lavori dentali troppo costosi, e una spesa che non è prioritaria rispetto ad altro che uno deve sostenere. Il 90% dice di esserci stato almeno una volta nell’ultimo anno e di averci portato i figli, ma se sulle bocche del Belpaese sembra ricomparire il sorriso, in materia di carie le idee sono confuse. Sulla malattia più diffusa al mondo, con 2,5 miliardi di persone colpite e 190 milioni di nuovi casi all’anno, resistono ignoranza e falsi miti.
Eppure il 95% dei connazionali si ritrova prima o poi a fare i conti con il ‘tarlo dei denti’, e solo tra i bambini si contano 1,5 milioni di pazienti. A scattare la fotografia è l’indagine ‘EduCarie’ dell’Aic, l’Accademia italiana di conservativa, presentata a Bologna al 19esimo Congresso internazionale Conseuro (11-13 maggio). Un’istantanea a luci e ombre, da cui emerge che anche sul fronte igiene resta molto da fare: il 33% lava i denti appena una volta al giorno, il 25% quando si ricorda o ha tempo, e un quarto degli under 14 impugna lo spazzolino solo se i genitori gli dicono di farlo.
La ricerca, condotta da Datanalysis su 1.000 genitori di bimbi e ragazzi minori di 14 anni, indica per la prima volta un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. Secondo i dati Istat, infatti, nel 2013 solo il 39% degli italiani si era rivolto al dentista almeno una volta all’anno e il 12% degli under 14 era stato costretto a rinunciare a una visita. I numeri dell’indagine mostrano invece che il 56% dei piccoli e il 52% dei grandi si è sottoposto a un controllo una volta nel corso dell’ultimo anno, con punte virtuose del 61% e del 55% al Sud e nelle isole; il 33% degli adulti e il 30% dei bambini è andato dal dentista almeno un paio di volte, il 10% di tutte le fasce d’età oltre 2 volte.
“Si tratta di un dato riferito dai pazienti nelle interviste – spiega Stefano Patroni, presidente di Aic – sorprendente, ma certamente positivo se sarà confermato da un incremento reale delle prestazioni odontoiatriche. Dopo anni di flessione delle cure dentali – riflette l’esperto – è possibile che la piccola ripresa economica che stiamo vivendo stia consentendo alle famiglie italiane di prendersi maggiormente cura della propria salute orale”. A fronte di queste cifre incoraggianti, però, “il resto dell’indagine mostra chiaramente quanti falsi miti ci siano ancora da sfatare sulla carie, la quarta patologia più dispendiosa”.
“Oltre il 50% dei genitori, per esempio – riferisce l’esperto – non sa che la carie è favorita dall’eccesso di zuccheri (un consumo superiore al 10% delle calorie quotidiane) o dalla scarsa igiene orale. Appena uno su 5 conosce le possibili cause della carie, uno su 10 non ha idea di quali siano. Altrettanto allarmante il fatto che oltre il 50% dei genitori non sappia che i denti da latte cariati vanno curati” anche se destinati a cadere: “E’ fondamentale per una buona masticazione e per favorire la corretta eruzione dei denti permanenti”, assicura Patroni. “Inoltre – aggiunge – il 63% degli italiani non sa che la carie può evolvere nel giro di pochi mesi, ma soprattutto appena uno su 5 sa che può riguardare chiunque, a qualsiasi età”.
Benché la carie sia un problema trasversale, “vale ancora la leggenda metropolitana per cui i bambini sarebbero più a rischio: lo pensa il 26% – dettaglia il presidente dell’Aic – cui si aggiunge un 22% convinto che siano a rischio soprattutto gli adolescenti. Invece le età in cui la probabilità è maggiore sono 6 anni, 25 e dopo i 70”. Perché? “Da piccoli è più scarsa la capacità di assicurarsi una corretta igiene orale – precisa lo specialista – Attorno ai 25 anni spesso si tendono a dimenticare le buone regole di prevenzione e, nelle donne, il fattore gravidanza eleva il rischio perché si temono le radiografie e si cede magari a qualche voglia dolce di troppo. Da anziani è più probabile aver subito un danno parodontale che, esponendo la radice non più ricoperta dallo smalto, facilita la comparsa di carie alle radici”.
Nonostante gli italiani appaiano riavvicinarsi alla poltrona del dentista, l’indagine conferma infine che la paura del ‘riunito’ è dura a morire: circa il 70% degli intervistati confessa una vera e propria fobia del dentista.
DENTISTI ‘A SCUOLA’ DI DIAGNOSI – La ricerca segnala un altro problema, e cioè che oggi in Italia sono ancora troppo poche le diagnosi corrette e tempestive. Il 70% dei dentisti utilizza solo la radiografia panoramica, mentre appena il 30% si avvale delle mini-RX endo-orali, fondamentali per riconoscere anche i ‘buchini’ più piccoli e nascosti. E soltanto il 20% usa la diga, un foglio di gomma che isola il dente dall’umidità della bocca durante il trattamento, presupposto essenziale per avere un campo dentale asciutto e ben visibile. Per fare chiarezza e migliorare prevenzione, diagnosi e terapia della carie, è nato il progetto ‘hAICarie’ per la formazione dei dentisti e la sensibilizzazione dei cittadini. L’iniziativa ha già coinvolto oltre 2 mila odontoiatri in più di 70 città italiane, e ne sensibilizzerà altrettanti entro la fine del 2017. Prevede corsi formativi e di aggiornamento sulle più attuali e corrette procedure diagnostiche e di trattamento, mentre sul sito www.accademiaitalianadiconservativa.it i pazienti potranno trovare informazioni preziose per prevenire, diagnosticare e curare la carie.
Secondo la ricerca, il 52% ritiene che la diagnosi di carie possa essere fatta al meglio con una visita e una radiografia panoramica. “Non è vero – avvertono Federico Ferraris, responsabile del progetto hAICarie, e Giovanni Sammarco, membro della Commissione del progetto – La visita da sola non ‘vede’ la maggioranza delle carie, soprattutto quelle piccole e fra dente e dente. La bocca poi deve essere pulita, asciutta e ingrandita per poter davvero valutare lo stato dei denti. Se per esempio prima non viene rimossa la placca, è come se un carrozziere cercasse di valutare un danno all’auto senza prima lavarla. Anche la panoramica non ha una sufficiente accuratezza, perché ha un coefficiente di distorsione e ingrandimento del 15-30%, e soprattutto sono sempre presenti sovrapposizioni di strutture dentali. Gli esami radiologici più efficaci sono le piccole radiografie endo-orali, da ripetere regolarmente (ogni 6 o 12 mesi), o più di rado in base al grado di rischio di sviluppare carie del singolo paziente. In questo modo – assicurano gli esperti – si possono vedere anche le piccole carie superficiali, per interventi che poi risultano poco invasivi, più semplici e meno costosi rispetto a dover risolvere una carie profonda. Importante anche la diga, per intervenire in sicurezza su denti ben visibili e asciutti”.
“Spiegare quali sono le modalità corrette per la diagnosi precoce della carie – evidenziano Ferraris e Sammarco – è il cuore del nostro progetto hAICarie, che da qui alla fine dell’anno porterà in tutte le regioni corsi di formazione di 4 ore ciascuno dedicati ai dentisti. Alla fine dell’anno saranno circa 4 mila gli odontoiatri formati, con l’obiettivo che un numero sempre maggiore di colleghi adotti le tecniche che possono identificare le carie sempre più precocemente, così da garantire ai pazienti cure migliori, meno dolorose e meno invasive”.
“In parallelo – aggiungono gli specialisti – il nostro sito web offrirà informazioni ai pazienti, che così potranno capire se il proprio dentista utilizza i giusti metodi per la diagnosi e soprattutto potranno imparare le regole fondamentali per la prevenzione della carie. La prima e più importante è lavare i denti dopo ogni pasto, per rimuovere i batteri che possono pian piano scavare lo smalto e provocare una carie. Altrettanto importante è non eccedere con i cibi acidi, che favoriscono l’erosione dello smalto, e con gli zuccheri che sono il ‘pasto’ preferito dei batteri. Infine, sì a un controllo periodico dal dentista indipendentemente dalla presenza di sintomi: visite regolari servono a intercettare le carie quando sono ancora piccole e possono essere curate senza troppi fastidi”.
FONTE: improntaunika