“Scegli il dentista e non la Catena”. E’ questo in estrema sintesi il consiglio che Altroconsumo dà ai suoi lettori dopo aver provato una serie di “Catene odontoiatriche”.
L’inchiesta è stata pubblicata sul numero di Aprile di Test Salute, la rivista dell’Associazione dei consumatori che si occupa di consigliare i cittadini su vari temi legati agli stili di vita ed al benessere.
Per effettuare la ricerca hanno inviato in 13 studi odontoiatrici riconducibili ai più noti marchi di “Catene odontoiatriche” di Milano Monza, Varese e Bergamo una paziente che prima di recarsi negli studi è stata sottoposta ad una visita odontoiatrica in uno studio indicato da Altroconsumo per un’accurata diagnosi individuando un piano di trattamento. Il professionista ha evidenziato come il problema più evidente della paziente “è la mancanza di quattro denti nell’arcata superiore destra”, ma è uno stato generale della dentizione molto compromesso (infezione delle gengive, granulomi, igiene approssimativa, devitalizzazioni in cattivo stato, un ponte in condizioni precarie…) a preoccupare il clinico che ha rilevato come il “presupposto per qualsiasi intervento è ripristinare la salute delle gengive e spingerla a curare maggiormente l’igiene orale” e solo in questo modo “la riabilitazione protesica potrà avere effetto”. Nella bocca della paziente sono state rilevate anche corone e cure che andavano riconsiderate e ritrattate. La soluzione protesica proposta, quella che poi la paziente “caldeggerà” nella varie strutture, è quella di 2-3impianti e 3-4 corone.
Visita e preventivi
La paziente ha preso appuntamenti nelle 13 strutture (vedi tabella al fondo) e si è sottoposta ad una visita.
In quasi tutti gli studi, scrive Altroconsumo è stata accolta da un “assistente alla persona o commerciale” che fa l’anamnesi e “non la lascia nemmeno durante la visita con il dentista. Poi le consegna un preventivo”.
“Le visite -spiega ad Odontoaitria33 Laura Filippucci (nella foto) che per Altroconsumo si è occupata dell’inchiesta- sono finalizzate all’erogazione di un preventivo. In alcuni casi chiedono di tornare per un confronto con l’impiantologo o per un approfondimento con l’uso di strumenti diagnostici come la Tac”.
A visitare la paziente è stato sempre un dentista che si è presentato a voce anche se, continua la Filippucci, non è facile capire la professionalità di chi ti sta parlando in quanto, salvo in un solo caso, le persone che operano nelle strutture non sono distinguibili con cartellini di riconoscimento.
“Nella stragrande maggioranza dei preventivi ricevuti -dice l’esperta di Altroconsumo- non è indicato il nome del clinico che ha effettuato la visita”. “Bisogna però rilevare -aggiunge- che i preventivi sono molto ben dettagliati e di facile comprensione”. Non avendo effettuato le cure, chiarisce, “non è possibile dire se questi, in corso d’opera, vengano rispettati”.
Il preventivo, si legge nell’inchiesta, “è siglato direttamente dall’assistente commerciale in 5 centri su 13. In altri casi compare solo il nome del direttore sanitario. In pratica, nel preventivo l’insegna commerciale prevale sul singolo dentista”.
In otto casi su dieci, rileva Altroconsumo, “la visita non è stata per nulla accurata: il dentista, dopo aver guardato la radiografia panoramica che la paziente aveva portato con sé, ha controllato la mobilità dei denti con le mani senza usare uno specchietto e nemmeno lo specillo”.
Se da una parte la paziente ha fatto intendere che la sua priorità fosse quella di sostituire i denti mancati con protesi fissa su impianti (anche per permettere di paragonare i preventivi), Laura Filippucci ci fa notare come in rari casi sia stato fatto presente alla paziente la situazione di igiene orale precaria e in nessun caso è stato detto che sotto alcune corone vi erano dei denti compromessi.
“Si sono concentrati, invece, sulla soluzione più immediata e più semplice, rimettere i denti mancanti senza dare alla paziente un quadro completo e più orientato al ripristino della salute di tutta la bocca nel lungo periodo”.
Costi
I preventivi totali superano quasi sempre i 10.000€, i dentisti in genere con un preventivo più alto offrono poi uno sconto ma in partenza sono più costosi e sono quelli che propongono gratuitamente la seduta di igiene professionale.
Le catene, spiega Atroconsumo, “hanno politiche di prezzo molto diverse ma in generale Catena non vuol dire prezzi bassi, soprattutto non vuol dire prezzi decisamente più bassi rispetto al dentista tradizionale”. A stupire la Filippucci è il notare come la tariffa varia anche da studio a studio della stessa Catena.
5 studi sui 13 visitati, rispetto al preventivo proposto, hanno poi applicato degli sconti che arrivano fino anche al 30%. “Talvolta lo sconto si applica se accetti il contratto entro una settimana, in altri casi è legato alla modalità di pagamento (subito o dilazionato), in altri sembra essere sempre applicato. Sicuramente coloro che lo applicano sono quelle che in partenza hanno prezzi più alti”.
Pochi giorni dopo aver effettuato la visita, 9 studi hanno chiamato la paziente per sapere cosa aveva deciso, alcuni anche più di una volta. “Vitaldent -racconta la referente di Altroconsumo- l’ultima volta che ci ha chiamato ha abbassato il prezzo del preventivo portandolo da 11.000 a 10.000 euro”.
Sfatato il mito che vuole che le catene “obblighino” il paziente a finanziare la cura. “In tutti i casi la nostra paziente è stata informata della possibilità di sottoscrivere una forma di finanziamento ma in nessun caso sono stati inesistenti o hanno in qualche modo fatto intendere un obbligo”.
L’impressione
Ma alla fine che impressione si è fatta?
“Sotto il nome di “catena di dentisti” ci sono realtà molto diverse”, dice Laura Filippucci. “Sicuramente hanno in comune un’insegna, un sito internet, in molti casi un numero verde da contattare per prendere l’appuntamento. Tra i punti di forza la facilità di accesso con orari più ampi rispetto gli studi tradizionali”.
Tra le criticità rilevate quella di, tranne qualche caso, essere “seguiti in tutte le fase da quello che si chiama assistente alla persona/commerciale, quindi non una figura sanitaria, che accoglie, raccoglie l’anamnesi ed è presente durante la visita e consegna il preventivo e successivamente contatta il paziente/cliente per sapere se ha deciso cosa fare”. La sensazione, continua, “è quella che le visite sono finalizzate all’erogazione di un preventivo”.
Se per la maggior parte degli studi visitati le strutture sono situate in negozi di strada o all’interno di centri commerciali (solo un paio di casi in edifici singoli), anche studi dello stesso marchio, dice la Filippucci, “si presentano in modo diverso, alcuni più nuovi e luminosi altri con un aspetto più trasandato, questo per dire che al di là del nome e del sito internet poi alla fine quello che si trova può essere molto diverso. Così come sono diversi i prezzi anche se si fa parte della stessa catena come il caso di Vitaldent e DentalPro”.
Consiglio e conclusione
“In soldoni -conclude- vale sempre la regola che dietro al nome c’è, ci deve essere un professionista che è quello che alla fine permette di offrire un piano riabilitativo adeguato oppure no. Perchè come si diceva, in nessun caso è stata fatta una proposta incentrata sulla cura, il grosso dell’attenzione è stata sulla parte dei denti mancanti e solo in alcuni casi, nel preventivo (meglio) o a voce (meno bene ma meglio di nulla), è stato accennato a un’area con infezioni che andava trattata”.
Detto questo Laura Filippucci vuole però sottolineare un’ultima cosa: “non è affatto detto che nello studio tradizionale avremmo trovato un approccio e una soluzione diversa”.